LA LEZIONE DEL CORONAVIRUS

Angelus Novus – Paul Klee
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“ C’è un quadro di Klee che si intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.”
Walter Benjamin
Scritti filosofici
in Angelus Novus
 
La lettura che Walter Benjamin fa dell’angelo della storia è di una attualità che solo i grandi pensatori riescono a concepire.
L’Angelus Novus, l’angelo della storia, è ancora sospinto dalla tempesta, ha ancora gli occhi spalancati, la bocca aperta. Ha ancora lo sguardo rivolto al passato e continua a vedere una catastrofe.
La tempesta del progresso continua a sospingerci via mentre guardiamo le nostre rovine, continua a impedirci di guardare chiaramente il futuro e come ricostruire quelle rovine.
Per Walter Benjamin fu il nazismo a creare quelle rovine, per noi è il nostro mondo consumista, l’economia di rapina delle risorse ambientali, la turbo-finanza che valuta tutto solo in termini di profitto immediato (e di pochi).
Se avesse avuto la fortuna di vivere anche la seconda parte del ‘900, oltre ai contributi che ci ha lasciato con un’altra sua opera “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, forse ci avrebbe messo in guardia sulla “non riproducibilità tecnica della natura e della sua rigenerazione, a fronte della velocità di sfruttamento a cui la sottoponiamo.
Questo virus che ha traumatizzato e messo in ginocchio tutto il “mondo evoluto” e non solo, ci ha messo di fronte al fatto che “stiamo vivendo le conseguenze delle nostre azioni” senza esserne consapevoli e senza sentirci responsabili.
La favola del colibrì, per chi la conosce, insegna quanto sia importante che ognuno faccia la sua parte, in particolar modo da adesso in poi.
Quindi quale può essere il ruolo dell’Architettura ed in particolare degli architetti?
Per me c’è una parola “magica” che guida sia i singoli atti quotidiani che la pratica professionale
SOSTENIBILITA’
La sostenibilità è il primo strumento che dobbiamo prendere in mano nella nostra prassi professionale, prima ancora della matita (o del mouse).
Si parta dal non consumare terreno agricolo, si passi dal recupero, dalla ristrutturazione, dal restauro dell’immenso patrimonio edilizio che abbiamo.
Si arrivi all’uso di materiali naturali quali il legno, il sughero, la canapa, ecc…
Lasciando i materiali di sintesi al minimo indispensabile.
Il tutto per conseguire il risultato del maggior benessere di chi utilizzerà le nostre opere, per farlo senza sprechi energetici, anzi utilizzando al meglio le fonti rinnovabili, il sole, il vento, l’acqua.
Le conoscenze che abbiamo, i saperi antichi che abbiamo studiato e appreso, la tecnologia, sempre più evoluta e raffinata, ci consentono di sviluppare e diffondere la cultura della “sufficienza energetica e materiale”, una sufficienza efficiente ed efficace.
Quindi, a mio avviso, non serve studiare nuovi spazi, ma curare al meglio ciò che già abbiamo. Curare e migliorare il benessere che genera la nostra casa, curare e migliorare gli spazi pubblici e la città, ma soprattutto curare e migliorare quegli spazi intermedi fatti di “relazioni dimenticate” che sono gli spazi condominiali, dal pianerottolo alla sala comune, al giardino condominiale.
Ripristinando un rapporto con l’ambiente equilibrato, sano e interdipendente.
Niente grandi opere, ma una infinità di piccole e piccolissime opere per il benessere delle persone e dell’ambiente. Questa è l’unica vera grande opera di cui c’è necessità.
Per quanto riguarda il virus svilupperemo gli anticorpi e questa esperienza rafforzerà il nostro sistema immunitario, ma il sistema sociale? Il sistema ambientale? Il sistema economico?
Quello riusciremo a farlo se svilupperemo il senso di comunità, non l’individualismo, la cooperazione, non la competizione, la cura e il rispetto per chi verrà dopo di noi, non lo sfruttamento indiscriminato di qualsiasi risorsa.
Abbiamo un solo pianeta a disposizione, su cui siamo sempre di più ad abitarlo, e l’impegno che abbiamo è quello di mantenerlo per i nostri figli.
Ce la faremo? Dobbiamo farcela!

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