Credo fermamente che questo modello di sviluppo sia arrivato al capolinea, ci saranno forti resistenze soprattutto da parte di chi ha avuto vantaggi da esso, ma il tempo è finito.
Alcuni segnali evidenti sono i cambiamenti climatici, la perdita progressiva e inarrestabile di biodiversità, comunità sempre meno coese, densità sempre maggiori di persone in grandi parti di territorio fortemente inquinate, l’aumento dei conflitti sia sociali che militari, il “razzismo” generato dal rischio di dover modificare stili di vita acquisiti, l’aumento della povertà di tanti e della ricchezza di pochissimi.
Un dato preoccupante: in poco più di un secolo, dall’inizio del 1900, la popolazione mondiale è quadruplicata e si viaggia verso i 10 miliardi di persone nel 2050.
Non penso si possa affrontare una tale portata di forti criticità se non si cerca di uscire dalla visione “umano-centrica” dei problemi e delle possibili soluzioni.
Cosa intendo.
Proviamo a pensare che il vero virus della Terra si sia noi umani e che la Terra, per guarire da questa infezione, stia cercando un nuovo equilibrio.
In questa ottica le modificazioni climatiche indotte dalle azioni dell’essere umano possono essere lette come una reazione intesa a ristabilire un equilibrio che noi abbiamo rotto; anche il propagarsi di virus che fanno il salto di specie e diventano per noi letali, può rientrare in questa visione.
La Terra vuole sopravvivere, e ci riuscirà, cercando di mettere in atto tutte le azioni in suo possesso per scrollarsi di dosso, per liberarsi, dal virus degli esseri umani e della loro capacità di devastazione dell’ambiente.
Ritorna una metafora cara ad alcuni, ma demenziale nei presupposti, “la guerra dell’uomo contro la natura cattiva ed ostile”.
Per questo ritengo che il nostro modello di sviluppo sia arrivato al capolinea, non è una questione economica, bensì una questione di sopravvivenza della specie umana sulla terra.
Se continuerà a prevalere la competizione sulla collaborazione o sulla cooperazione; se continuerà a prevalere la rapina delle risorse, in particolar modo quelle non rinnovabili, e non il rinnovo di quelle prelevate, il rispetto e la valorizzazione di quanto si preleva; se continuerà a prevalere lo sfruttamento dei più deboli da parte dei più forti (ovvero dei più “poveri” da parte dei più “ricchi”); se continuerà la privatizzazione dei beni comuni depauperando sempre più ampie fasce della popolazione; se continueranno questi atteggiamenti arroganti e presuntuosi nei confronti dell’unico pianeta che abbiamo, significa che ci stiamo avviando verso l’estinzione.
Possiamo cambiare questo percorso? Possiamo interrompere questo declino? Certamente!
Abbiamo sviluppato nel tempo conoscenze e strumenti importantissimi, alcuni totalmente inutili come le armi, ma non è solo questione di strumenti. E’ necessaria una volontà globale (ma soprattutto delle società più industrializzate) di riprendere l’equilibrio con la natura, con la Terra, con il nostro ecosistema.
Proverò ad approfondire alcune questioni, sempre cercando di mantenermi fuori dalla visione umano-centrica.
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