Il concetto di sostenibilità si applica in diversi ambiti in principal modo all’ambito ambientale, all’ambito economico e all’ambito sociale.
In particolare nell’ambito ambientale la sostenibilità è considerato una prerogativa essenziale per garantire la stabilità dell’ecosistema Cioè la capacità di mantenere nel futuro i processi ecologici che avvengono all’interno di un ecosistema e la sua biodiversità.
Tale concetto di sostenibilità è stato il primo ad essere definito e analizzato successivamente il concetto di sostenibilità è stato allargato ad altri ambiti in particolare alla sfera economica e sociale fornendo una definizione più ampia secondo la quale le tre condizioni di sostenibilità cioè ambientale economica e sociale partecipano insieme alla definizione di benessere e progresso.
Nel rapporto brundtland del 1987 il termine di sostenibilità viene così definito come un equilibrio fra il soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie.
Il concetto di sostenibilità economica e alla base delle riflessioni nell’ambito dell’economia dello sviluppo che studia la possibilità Futura che un processo economico duri nel tempo. Da questo punto di vista perché un processo Sia economicamente sostenibile Esso deve innanzitutto utilizzare le risorse naturali ad un ritmo tale che esse possono essere rigenerate naturalmente.
(da Wikipedia)
La ciambella di cui parla la Raworth non è un modo più dolce di considerare i paradigmi economici, ma è una visione per sconvolgerli definitivamente.
La teoria economica tradizionale si pone come unico obiettivo la crescita infinita del Pil nel tempo e non definendo, e quindi non preoccupandosi, dei limiti in cui questo obiettivo agisce. Per questo motivo, l’autrice, nonché ricercatrice presso l’Environmental Change Institute dell’Università di Oxford, sostiene che “abbiamo bisogno di un nuovo modo di rappresentare l’economia”. E lei lo ha fatto attraverso la ciambella.
In questa immagine innovativa vengono rappresentati i margini di una crescita equa e sostenibile: il cerchio più interno rappresenta la base sociale, mentre quello più esterno delinea i limiti ambientali. Un’economia che non considera i bisogni della società, e non si muove di conseguenza, comporta un peggioramento della condizione dei cittadini e soprattutto delle fasce più deboli. Politiche economiche di questo tipo si tradurrebbero nell’aggravamento delle condizioni di povertà e nella carenza di fattori come la buona salute, l’approvvigionamento d’acqua e di alimenti, l’istruzione, la stabilità lavorativa ecc.
La crescita economica non deve, inoltre, “fare i conti senza l’oste” e non considerare il tetto ambientale. Non è più possibile, né credibile, basare l’economia di una società considerando uno sfruttamento infinito delle risorse naturali. Fare questo vuol dire andare incontro a problematiche quali i cambiamenti climatici, l’acidificazione degli oceani, alla perdita della biodiversità e a tutte le conseguenze sociali ed economiche che queste comportano. “L’economia odierna ha bisogno quindi di uno nuovo design”, ha spiegato Raworth durante la lecture. Gli obiettivi devono essere diversi da quelli che intendevamo prima. La “nuova” economia deve essere rigenerativa e redistributiva. Deve essere capace, quindi, di rigenerare le risorse che sottrae al capitale naturale e redistribuire i benefici su tutta la popolazione. Kate Raworth ha terminato il suo intervento esortando tutti a partecipare ad un’economia che sia generosa, ossia che non si soffermi solamente su quanto è possibile ricavare da una situazione, ma su quanto possa dare e fare per l’intera comunità.
(da ASVIS)
Quindi, nel nostro mondo occidentale, un uso consapevole delle risorse naturali, un’economia circolare che ne garantisca il recupero, l’eliminazione di qualsiasi forma di “spreco”, sono abitudini che, visto anche l’altissimo livello di inquinamento, risultano vitali.
Uno dei principali sprechi viene consumato per il condizionamento invernale ed estivo degli ambienti di vita, sia residenziali che di lavoro. L’eliminazione dello spreco energetico, sommato all’attenzione per altri parametri quali il valore acustico e quello visivo, aumentano molto il benessere ambientale.
Se non l’eliminazione almeno la limitazione all’essenziale, dell’uso dei prodotti sintetici sia negli interventi edili che nella cura degli ambienti, contribuisce alla costruzione di ambienti non solo confortevoli ma anche sani.
Una nuova casa o, ancor meglio, la ristrutturazione di un edificio esistente, possono essere l’occasione per creare un ambiente famigliare o lavorativo confortevole e sano. Un edificio che regala benessere a chi lo frequenta e rispetta l’ambiente che lo circonda.
Un buon progetto deve innanzitutto eliminare le dispersioni, con un sapiente uso dei materiali isolanti, essere attento a non creare dei ponti termici, generatori di muffe dannose per l’apparato respiratorio; deve altresì valutare gli apporti interni, generati da apparecchiature elettriche e dagli utenti stessi, e controllare gli apporti solari, fondamentali in inverno, ma problematici in estate; infine avere un buon impianto di ventilazione con scambiatore di calore. Oltre all’isolamento termico dovrà essere preso in considerazione e controllato anche quello acustico, in particolare fra zone giorno e zone notte e fra diverse unità immobiliari.
I livelli di isolamento termico, affiancati al livello di sostenibilità, possono essere vari e vengono classificati secondo le normative regionali, oppure con protocolli volontari tipo il Protocollo CasaClima, dell’Agenzia CasaClima di Bolzano.
La progettazione dell’involucro è fondamentale per dimensionare l’impianto migliore in grado di garantire la fornitura della quantità di energia, nella giusta misura, per il condizionamento invernale ed estivo degli ambienti.
Solo un edificio con un buon isolamento potrà essere alimentato con energia da fonti rinnovabili, quindi sarà, oltre che sano e confortevole, delicato e rispettoso dell’ambiente, quindi sostenibile.
L’ambiente in cui viviamo è l’unico di cui disponiamo. Trattarlo bene significa garantirci il benessere e garantirlo anche ai nostri figli. Ognuno di noi, per quello che può, faccia la sua parte.
Dalla sostenibilità alla consapevolezza:
La favola del colibrì
Un giorno nella foresta scoppiò un grande incendio. Di fronte all’avanzare delle fiamme, tutti gli animali scapparono terrorizzati mentre il fuoco distruggeva ogni cosa senza pietà.
Leoni, zebre, elefanti, rinoceronti, gazzelle e tanti altri animali cercarono rifugio nelle acque del grande fiume, ma ormai l’incendio stava per arrivare anche lì.
Mentre tutti discutevano animatamente sul da farsi, un piccolissimo colibrì si tuffò nelle acque del fiume e, dopo aver preso nel becco una goccia d’acqua, incurante del gran caldo, la lasciò cadere sopra la foresta invasa dal fumo. Il fuoco non se ne accorse neppure e proseguì la sua corsa sospinto dal vento.
Il colibrì, però, non si perse d’animo e continuò a tuffarsi per raccogliere ogni volta una piccola goccia d’acqua che lasciava cadere sulle fiamme.
La cosa non passò inosservata e ad un certo punto il leone lo chiamò e gli chiese: “Cosa stai facendo?”. L’uccellino gli rispose: “Cerco di spegnere l’incendio!”.
Il leone si mise a ridere: “Tu così piccolo pretendi di fermare le fiamme?” e assieme a tutti gli altri animali incominciò a prenderlo in giro. Ma l’uccellino, incurante delle risate e delle critiche, si gettò nuovamente nel fiume per raccogliere un’altra goccia d’acqua.
A quella vista un elefantino, che fino a quel momento era rimasto al riparo tra le zampe della madre, immerse la sua proboscide nel fiume e, dopo aver aspirato quanta più acqua possibile, la spruzzò su un cespuglio che stava ormai per essere divorato dal fuoco.
Anche un giovane pellicano, lasciati i suoi genitori al centro del fiume, si riempì il grande becco d’acqua e, preso il volo, la lasciò cadere come una cascata su di un albero minacciato dalle fiamme.
Contagiati da quegli esempi, tutti i cuccioli d’animale si prodigarono insieme per spegnere l’incendio che ormai aveva raggiunto le rive del fiume.
Dimenticando vecchi rancori e divisioni millenarie, il cucciolo del leone e dell’antilope, quello della scimmia e del leopardo, quello dell’aquila dal collo bianco e della lepre lottarono fianco a fianco per fermare la corsa del fuoco.
A quella vista gli adulti smisero di deriderli e, pieni di vergogna, incominciarono a dar manforte ai loro figli. Con l’arrivo di forze fresche, bene organizzate dal re leone, quando le ombre della sera calarono sulla savana, l’incendio poteva dirsi ormai domato.
Sporchi e stanchi, ma salvi, tutti gli animali si radunarono per festeggiare insieme la vittoria sul fuoco.
Il leone chiamò il piccolo colibrì e gli disse: “Oggi abbiamo imparato che la cosa più importante non è essere grandi e forti ma pieni di coraggio e di generosità. Oggi tu ci hai insegnato che anche una goccia d’acqua può essere importante e che «insieme si può» spegnere un grande incendio. D’ora in poi tu diventerai il simbolo del nostro impegno a costruire un mondo migliore, dove ci sia posto per tutti, la violenza sia bandita, la parola guerra cancellata, la morte per fame solo un brutto ricordo”.